Nella cultura dei popoli latini, copiosissima è la produzione dei soprannomi che oralmente vanno ad aggiungersi ai cognomi. Ad un attento esame dei Riveli del tardo Medio Evo si evidenzia che soprattutto gli spagnoli, per ben identificare i contribuenti che andavano a pagare le tasse, usavano trascrivere il cognome accompagnandolo con il soprannome con cui l’individuo era notoriamente conosciuto in seno alla comunità.
Ancora in tempi non lontani perfino nei registri parrocchiali, nelle iscrizioni ai circoli o ai partiti, in particolari elenchi dell’amministrazione comunale, al cognome si faceva seguire il soprannome, specie nei casi di omonimia. E’ evidente che in questo caso il soprannome ha dignità ed importanza pari ad un cognome e può a buon titolo essere aggiunto allo stesso, almeno quando si tratta di “ri nu suprannomi” espresso in Forma “moderata”. Ve ne sono alcuni che, al contrario, sono sconci o osceni e sono stati rifiutati dai destinatari.
Anche a Rofrano nel corso dei secoli sono diventati dei cognomi: “Vicienzu ri Marcu”, è diventato nel corso dei secoli un Vincenzo De Marco. “Questo va a rafforzare la tesi di coloro che sostengono che il soprannome è fonte ricchissima ed inesauribile per la creazione di nuovi cognomi”