IL Millenario della morte di SAN NILO

La comunità di Rofrano, con grandi festeggiamenti nell’anno 2004 ha celebrato il millenario della morte di San Nilo da Rossano e della fondazione dell’abbazia di Grottaferrata (ROMA).

Nell’aprile 1131, il sovrano normanno Ruggero II, re di Sicilia e di Calabria, stando nel suo palazz di Palermo, concesse a Leonzio, abate di santa Maria di Grottaferrata (Roma) che si era presentato da lui per supplicarlo, la chiesa di santa Maria di Rofrano sita presso Policastro, con tutti i suoi diritti, grange e pertinenze, confermando le donazioni largite alla suddetta chiesa dal cugino Ruggero e dal di lui figlio duca Guglielmo.

Tale concessione era contenuta in un crisobollo, del quale una copia e conservata anche nell’Archivio Comunale di Rofrano. Esso sanciva il legame tra l’Abbazia greca di Grottaferrata (Roma) e il feudo di Rofrano, che fu concesso a quell’abate in diritto baronale.

Di tale legame si fa menzione nella “lapide piscatoria”, oggi conservata nel Museo dell’Abbazia di Grottaferrata. Essa va fatta incidere dall’abate Nicola II, e contiene l’elenco dei primi tredici abati, incominciando dal fondatore dell’Abbazia, San Nilo da Rossano, morto il 26 settembre dei 1004 e fino a Nicola II, appunto, che volle l’iscrizione. Dopo il suo nome si legge la seguente frase: “Assunsi la carica di egumeno io Nicola, signore di Grottaferrata e di Rofrano l’anno 1131”. Rofrano rimase alle dipendenze dell’Abate di Grottaferrata (Roma) fino al XV secolo, quando il feudo fù venduto ad un nobile napoletano, Aniello Arcamene (anno 1473), per passare poi al Conte Carafa di Policastro. Questi costrinse i monaci basiliani, che erano rimasti nel monastero di Rofrano ed officiavano nella chiesa di Santa Maria, ad abbandonare il paese. Dopo la cacciata dei monaci, che ripararono nel monastero di san Pietro al Tomusso in Montesano, il Conte Carafa trasformò il monastero nel suo palazzo, usurpò i beni della chiesa e si arrogò la giurisdizione spirituale sul feudo di Rofrano, nominando un prete suo Vicario.

A tale stortura si pose fine nel 1583, quando papa Gregorio XIII aggregò Rofrano alla Diocesi di Capaccio (oggi Diocesi di Vallo della Lucania). I quattro secoli in cui Rofrano dipese dall’Abbazia greca di Grottaferrata hanno inciso profondamente sulla sua storia e sulla sua cultura.

L’eredità più grande e più importante lasciataci dai monaci basiliani è certamente il culto e la devozione alla Madonna di Grottaferrata, il cui Santuario, che occupa il luogo dove un tempo sorgeva la chiesa abbaziale, si eleva sovrano sulla sommità del colle al quale si aggrappa il nostro paese. Per noi rofranesi, la Madre di Dio, venerata col titolo di Grottaferrata, è stata, è, e ci auguriamo, sarà sempre un costante punto di riferimento e un elemento caratteristico della nostra identità comunitaria. Per questi motivi non potevamo ignorare la felice ricorrenza dei millenario della morte del grande san Nilo da Rossano e della fondazione dell’Abbazia greca di Grottaferrata (Roma). San Nilo, che al battesimo aveva ricevuto il nome di Nicola, nacque a Rossano Calabro nel 910 circa. Sposato e padre di una bambina, all’età di trent’anni fuggi dalla sua città e raggiunse le nostre contrade. Fu ospitato nell’Abbazia basiliana di San Nazario (oggi frazione di San Mauro La Bruca) e li fu rivestito dell’abito monastico. Dopo varie peregrinazioni, ormai novantenne, arrivò alle porte di Roma, dove oggi sorge l’Abbazia di Grottaferrata. In quel luogo morì il 26 settembre 1004 e ivi fu sepolto. Il suo discepolo, San Bartolomeo da Rossano, costruì l’Abbazia, che da mille anni è un centro monastico bizantino di rilevante importanza, l’unico in Italia ad aver conservato la piena comunione con la Sede Apostolica.

Il nome GROTTAFERRATA deriva da CRIPTA FERRATA. Si tratta di una costruzione romana risalente al I secolo a. C., con le finestre chiuse da grate di ferro nella quale, secondo la tradizione, la Santa Madre di Dio sarebbe apparsa ai santi Nilo e Bartolomeo, donando loro una mela d’oro, simbolo di fedeltà. Di tale apparizione esistono due affreschi nell’Abbazia di Grottaferrata, uno nella cappella adiacente la chiesa, e uno nel refettorio. Quando finora esposto basta a farci rendere conto dell’ importanza della partecipazione di Rofrano alle celebrazioni dei Millenario, che ci consentono di ristabilire i rapporti sia con l’Abbazia, sia con il Comune di Grottaferrata, col quale il Comune di Rofrano si onorato di essere gemellato.

L’augurio è stato di poter vivere intensamente le manifestazioni previste, superando divisioni e rivalità, e assaporando l’orgoglio di essere rofranesi, eredi di un passato tanto glorioso, e anche costruttori di un futuro che vogliamo altrettanto luminoso.

Da un documento del Comitato festa per il millenario

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