Stumma Castagne

di Giuseppe Viterale – kiddu ri mulinaru

Quanti di voi hanno sentito parlare di Pasquale ri Stumma Castagne?
Pasquale Donnantuoni nacque nel 1891 in una misera casetta in località’ Cerzito nei pressi ( ri lu vadduni ri la piricara). La famiglia era poverissima anche per lo standard rofranese di allora e così nel 1904 all’età’ di 13 anni parti per il Brasile con i suoi pochi effetti personali piegati e messi ( inta nu cirmu ) in un sacco di cotone bianco . Allora già’ partire con la valigia di cartone legata con lo spago era un lusso.
In Brasile vi era uno zio paterno che lo ospito’ ed in un certo senso lo sfrutto’ perché era costretto a dargli tutti i suoi guadagni. Pasquale era un ragazzo di piccola statura e di animo nobile e religioso che non si ribellò’ mai. La sua permanenza in Brasile duro’ 17 anni ed imparo’ i più’ svariati mestieri . In tutti questi anni aveva avuto pochissimi contatti con la sua famiglia e torno’ a Rofrano così come era partito con un sacco di cotone. Arrivato in paese , vestito come un viaggiatore di campagna ed il sacco sulle spalle, nessuno lo riconobbe. S’incammino’ verso la casa di campagna dei suoi genitori senza farsi riconoscere e cerco’ ospitalita’ per una notte, la madre ed il padre non lo riconobbero e dissero che era impossibile ospitarlo perché avevano 2 figlie in casa. Una delle sorelle noto’ una macchia sul collo e si ricordo’ che era un neo che suo fratello aveva e così lo accolsero a braccia aperte. Il suo vicino di campagna, Nicola Donnantuoni ( stizzurivinu) persona religiosa e abbastanza istruita, gli insegnò a leggere e scrivere e gli regalo’ una bibbia che leggeva ogni giorno e non avrebbe mai più’ lasciato . Pasquale si sposò’ con Carmela Cetrangolo ( kiddi ri lu principi) ed ebbero 2 figli Giovanni e Francesco. Essendo una persona laboriosa ed ingegnosa, si diede subito da fare costruendo da se una nuova casa vicino alla vecchia e si fece un gregge di pecore a capre ed in ogni sua proprietà ci costruì un pagliaio . Con la pelle delle pecore e capre si faceva cappelli e giacche ed addirittura pantaloni. Era una persona che non comprava niente ma costruiva molto. Intorno alla sua dimora fece altre piccole costruzioni in pietra che servivano al ricovero degli animali, usava solo materiale locale e fatto da lui, tipo tegole per il tetto , mattoni per fare il forno o calce bianca per costruire. Ancora oggi si trovano piccole fontane costruite e scalpellinate da lui nel ruscello della (Piricara). Con il pensiero odierno sarebbe stato un perfetto esempio di costruttore organico e sostenibile.A questa grande laboriosità aggiungeva un forte senso religioso con preghiere e recitazioni del rosario quotidiane che lo aiutarono a superare la morte in guerra di suo figlio Giovanni. Pur senza saperlo , seguiva la regola dei monaci Benedettini; ora et labora ( prega e lavora).
Essendo una persona molto religiosa, la morte per lui era un passaggio a miglior vita e per questo si fece costruire 2 bare ( u tavutu) che nel frattempo le usava come contenitore per il grano.
Ricordo benissimo la sua figura esile e scattante con un mantello ( mantellina) nero ed il cappello mentre si recava a messa ogni Domenica.
Poi ci sono anche momenti divertenti e scambi di battute con la moglie , come quando stava recitando il rosario in una casa di campagna per venerare la statua della Madonna di Pompei. Erano a casa dei Stizzurivinu ed indossava l’unico pantalone che aveva comprato alla fiera e mentre recitava il Rosario, la cerniera si aprì e tutti sorridevano al che Pasquale pensando che erano distratti disse: “anche tra di noi e’ entrato il diavolo”. La moglie subito rispose: “ Pasca’ ki diavulu e diavulu , chiuriti la vrachetta “.
Il figlio Francesco emigro’ con la sua famiglia a Sidney- Australia e Pasquale dopo che la moglie mori, nel 1972 fu portato dal figlio in Australia dove trascorse il resto della sua vita fino al 1980 quando morì.
Per questo piccolo grande uomo la vita non fu facile; trascorse la giovinezza in Brasile dove era sfruttato dallo zio e gli ultimi anni in Australia pensando agli ontani e il fruscio delle acque ( ri lu vadduni ri la Piricara) che era l’unico posto dove era stato felice.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.