Una variante del proverbio è questa: “Anime a Diu e robba a chi rattùcca”, ossia “Anime a Dio e roba a chi tocca”. Il proverbio, di solito, è proferito, come forma augurale, in occasione di una nascita di un bambino in una famiglia numerosa. In sostanza vuol dire che la nascita di un bambino, non deve destare eccessive preoccupazioni, poiché un bambino è una persona in più da offrire a Dio e all’autorità civile per il servizio nella società. Il proverbio vuole ricordare che il neonato appartiene prima di tutto a Dio, che bisogna generarlo al più presto alla vita della grazia, con il Battesimo e che bisogna educarlo in modo cristiano, ossia insegnargli a rispettare la legge divina e, quindi, la legittima autorità. Si tratta di un proverbio valido specialmente per la nostra società, che, circa il numero dei figli, è piuttosto egoistica e riguardo all’educazione cristiana lascia molto a desiderare. È il caso di ricordare la bella frase del famoso poeta Tagore: “Ogni bimbo che nasce reca al mondo la lieta notizia che Dio non è stanco dell’uomo”. Nella variante il proverbio vuole inculcare la pratica della virtù della giusti-zia riguardante l’uso dei beni: bisogna dare a ciascuno il suo. Una virtù ricordata anche da Gesù: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”(Mt 15,21).