Proverbi e modi di dire Rofranesi, tratti dall’omonimo libro di don Mariano Grosso. Per l’acquisto del libro oltre a poterlo effettuare dal sito web de Il Saggio Editore, si può richiedere una copia direttamente a questi recapiti ilsaggioeditore@gmail.com oppure al n. di cellulare 328.1276922.

5.1.A la vuluntà ri Diu non si poti né aggiungi né livà = Alla volontà di Dio non si può aggiungere né togliere (nulla).

Quello che Dio ha prestabilito nella sua adorabile volontà non si può cambiare. Ciò non significa che noi non siamo liberi. La doppia predestinazione, ammessa da alcune sette dei Fratelli separati, è errata. Certamente Dio conosce tutti momenti della nostra vita, ma noi sappiamo di essere liberi. Anche il buon senso riconosce che è così. Infatti, sbaglierebbe uno studente che dicesse: “È inutile che io studi, perché se sono destinato a essere promosso, lo sarò anche se non studio”. Così sarebbe folle uno che affermasse: “Se è destinato che io devo salvarmi, mi godrò la vita e così salverò, anche se commetterò tutti i peccati, per godermi la vita”. Il proverbio vuole insegnarci a vedere la divina volontà in tutto quello che accade: infatti, Dio tutto vuole o permette per il nostro bene. Dio non vuole il male, “essendo bontà infinita, ma lo tollera per lasciare libere le creature, sapendo poi ricavare il bene anche dal male”(Catechismo di S. Pio X, 11). La stupenda storia di Giuseppe (figlio di Giacobbe), venduto dai fratelli, lo dimostra in modo chiaro.