La franchezza raccomandata dal proverbio si dovrebbe usare verso tutti, in quanto è raccomandata da Gesù: “Sia il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”(Mt 5,37). Ciò non significa che bisogna dire tutto. “Il saggio pensa tutto quel che dice, ma non dice tutto quel che pensa” (Aristotele). Gli amici trovano le occasioni per incontrasi e dialogare, ma il dialogo deve avvenire all’insegna della spontaneità ed è un’arte che s’impara dialogando. Tuttavia vi sono delle regole che bisogna tenere presente: 1.Imparare ad ascoltare; 2.Riflettere un attimo prima di rispondere; 3.Intervenire con calma e non interrompere spesso; 4.Parlare con naturalezza, evitando il tono da maestro; 5.Esprimere il proprio parere, senza imporlo; 6.Chiedere chiarimenti su certe espressioni, evitando la suscettibilità. Il proverbio raccomanda, in particolare, la franchezza anche con i “compari”, ossia con i padrini. Tra loro e i figliocci c’è una parentela “spirituale”, e, di conseguenza, i figliocci, oltre al rispetto, devono usare franchezza nel parlare con loro. Questa “parentela”è molto sentita nei paesi del Meridione e quindi anche a Rofrano, dove non solo tra padrino e figlioccio, ma anche tra i membri di entrambe le famiglie c’è l’uso di premettere al nome l’appellativo “compare”e, al femminile, “comare”, quando sono nominati.