Proverbi e modi di dire Rofranesi, tratti dall’omonimo libro di don Mariano Grosso. Per l’acquisto del libro oltre a poterlo effettuare dal sito web de Il Saggio Editore, si può richiedere una copia direttamente a questi recapiti ilsaggioeditore@gmail.com oppure al n. di cellulare 328.1276922.

29.1.A Natali: chi bella panza! A Pasca: chi belli panni! = A Natale: che bella pancia! A Pasqua: che bei vestiti!

Credo anche ancora oggi, a Rofrano, per il s. Natale, molte famiglie conservino la tradizione di preparare diversi cibi, che sono una delizia per la “pancia”: nella vigilia (che è giorno di astinenza dalle carni) si preparano alcune pizze, con diversi ingredienti, specialmente con la verdura, cui si aggiunge qualche acino di uva appassita (pizze cu l’èriva = pizze con l’er-ba, ossia con la verdura) e con le patate o riso, assieme ad altri ingredienti; zeppole (di due tipi; quelle più sottili si chiamano “scibbuni”), baccalà e altre leccornie. La cena dura più del solito. Una volta, a Natale, giorno in cui non si lavorava, le persone, almeno quelle di una certa età, preferivano stare in casa (i figli sposati andavano a casa dei genitori), per gustare i cibi preparati e divertirsi con giochi che ormai sono scomparsi; uscivano per partecipare alla Messa della Notte Santa; mentre i giovani e i ragazzi usci-vano per divertirsi, specialmente presso il fuoco del falò (“lu cippuni”), acceso in piazza con la legna che avevano raccolto nei giorni precedenti. A Pasqua si preparavano ugualmente le pizze e altri cibi prelibati; per le bam-bine, si preparavano dei biscotti a forma di bambino, con un uovo sodo al centro (erano chiamati “pizzihaddi”). Col tempo bello, specialmente la gioventù preferiva indossare i vestiti più belli e uscire per le vie, per attirare gli sguardi della gioventù dell’altro sesso…