Proverbi e modi di dire Rofranesi, tratti dall’omonimo libro di don Mariano Grosso. Per l’acquisto del libro oltre a poterlo effettuare dal sito web de Il Saggio Editore, si può richiedere una copia direttamente a questi recapiti ilsaggioeditore@gmail.com oppure al n. di cellulare 328.1276922.

2.2.Li abbu cogli e la iastima no = La beffa colpisce e l’imprecazione no.

A Rofrano, nel passato, i genitori raccomandavano ai loro figli di non farsi beffe delle persone disabili fisicamente o psichicamente, poiché i dileggiatori potevano contrarre gli stessi mali dei dileggiati. Tanti genitori, in un momento di collera, quando un figlio commetteva qualche errore grave o qualche azione riprovevole, non gli risparmiavano delle imprecazioni, che, secondo il proverbio, non apportava nessun danno a lui. Forse in alcuni casi è successo che uno, dileggiando un altro, gli sia capitato lo stesso male, e da questi casi è sorto il proverbio. Non è un comportamento da buoni cristiani farsi beffe degli altri, ma nemmeno lo è lanciare un’imprecazione contro una persona. Certo, nell’imprecazione c’è l’attenuante che è proferita in un momento di rabbia, mentre chi dileggia un altro è spinto a farlo dalla cattiveria; ma pensare che il dileggio procuri immancabilmente lo stesso male al beffardo e che l’imprecazione non provochi nessun male a chi la riceve è certamente un errore: l’imprecazione (o, peggio, la maledizione) può provocare, secondo gli esorcisti, dei disturbi malefici.