Proverbi e modi di dire Rofranesi, tratti dall’omonimo libro di don Mariano Grosso. Per l’acquisto del libro oltre a poterlo effettuare dal sito web de Il Saggio Editore, si può richiedere una copia direttamente a questi recapiti ilsaggioeditore@gmail.com oppure al n. di cellulare 328.1276922.

15.1.Lu buonu vinci e lu tristu no = La bontà vince, la cattiveria no.

Il proverbio vuole invitarci a essere buoni con gli altri e a usare buone maniere; infatti, con le maniere amabili si riesce spesso a convincere gli altri circa le nostre idee, mentre con i modi sgarbati o peggio ancora cattivi non si ottiene quello che si desidera, salvo casi particolari. Questa norma è molto utile specialmente nel campo educativo. S. Giovanni Bosco, gran-de educatore della gioventù, col suo “sistema preventivo”, basato sul trinomio ragione-religione-amorevolezza, ottenne risultati eccellenti. La virtù della dolcezza è molto importante per vita cristiana. S. Giovanni Climaco, asceta orientale morto intorno alla prima metà del secolo VII, non esitò a definirla “la madre della carità”. Infatti, come ha affermato il grande ve-scovo benedettino mons. Mariano Magrassi (1930-2004), “non basta amare: bisogna essere amabili, ossia facilitare agli altri il compito di amar-ci”. Dolcezza non significa debolezza o sdolcinatura: a volte è richiesta, nei confronti del prossimo, una certa fermezza. Anche gli antichi saggi consigliavano, specialmente nel campo educativo, il motto: Fortiter et suaviter, ossia “con fermezza e con dolcezza”.