Proverbi e modi di dire Rofranesi, tratti dall’omonimo libro di don Mariano Grosso. Per l’acquisto del libro oltre a poterlo effettuare dal sito web de Il Saggio Editore, si può richiedere una copia direttamente a questi recapiti ilsaggioeditore@gmail.com oppure al n. di cellulare 328.1276922.

1.2.Ti poti chiù na mìria ca na sckuppittata = Ti può far del male più l’invidia che una schioppettata.

Molte persone credono al malocchio, ossia pensano che alcune persone invidiose possano fare del male con uno sguardo torvo. Anche a Rofrano vi sono persone che ci credono, ma forse sono poche rispetto al passato. Chi, per ignoranza della dottrina cristiana, crede a queste cose, evita di incontrare certe persone, perché ritenute apportatrici di malefici, cioè “iettatrici”. Per difendersi dal malocchio, le persone superstiziose, portano addosso dei cornetti (alcuni genitori li appendevano anche sui vestiti dei bambini) oppure mettono sopra le porte delle case dei ferri di cavallo o delle corna. Nel passato (o ancora oggi?) chi aveva un disturbo (per esempio, un mal di testa), spesso credeva che fosse causato dal malocchio e per guarire da tale influsso, si recava da certe donne anziane, le quali fa-cendo strisciare una chiave sulla testa e sul corpo della “vittima”, pronunciavano sottovoce delle parole e facevano dei rutti, considerati segno di maleficio. Molte persone ritenevano di essere state “guarite”dopo queste pratiche. Si tratta di un peccato di superstizione che si basa fondamentalmente sull’ignoranza della dottrina cattolica. Bisogna precisare però che, secondo gli esorcisti, alcune persone (ovviamente non praticanti) possono provocare, con lo sguardo e con l’intenzione di fare del male, per mezzo del demonio, dei disturbi (che sono sempre lievi, rispetto ad altri malefici) a delle persone che sono “recettive”, per debolezza psichica e per man-canza di difese spirituali. Il proverbio non tiene conto di questa precisazione ed è stato formulato da una persona superstiziosa e con un’espressione iperbolica.