Le origini del toponimo San Menale

Spesso mi sono domandato sull’origine del nome “San Menale”. Nel corso degli anni, ho compiuto diverse ricerche, purtroppo senza successo. Tuttavia, con l’avvento del web, sempre più informazioni sono diventate accessibili a tutti. Ad esempio, su Wikipedia, c’è una pagina dedicata alla frazione di San Menaio nel comune di Vico del Gargano, in provincia di Foggia.

Da questa pagina emergono due ipotesi sull’origine del toponimo di San Menaio, che riporto qui integralmente:


  • L’etimologia del toponimo “San Menaio” ha origini così remote che le due ipotesi al riguardo hanno maturato nei secoli un’aura di leggenda: secondo una teoria più antica deriva dal nome della Dea Mena, dea della fertilità e delle mestruazioni, citata per la prima volta da Sant’Agostino, nella sua “Città di Dio”, in cui fa riferimento ad essa come “la dea che sovrintende i periodi delle donne”; scopriamo, inoltre, che già in “Antiquitates rerum divinarum” di Varrone, come riferito proprio da Sant’Agostino, è presente il nome della dea Mena, dea del mestruo. In un Gargano selvaggio, profondamente segnato dai culti della civiltà dei suoi antichi abitanti, i Dauni, i miti pagani si conservarono vivi molti secoli dopo la nascita di Cristo. Quando i primi monaci benedettini (notoriamente custodi di molti degli scritti di Sant’Agostino) arrivarono nel Gargano nell’alto Medioevo cercarono di convertirne i costumi e le credenze anche trasformandone la nomenclatura mitologica cosicché Mena divenne San Menaio.
  • secondo un’altra ipotesi, accreditata da molti, tra cui lo storico e letterato locale Giuseppe D’Addetta, il nome San Menaio va ricondotto al periodo delle prime incursioni saracene sulle coste pugliesi ed alla leggenda che racconta dell’apparizione di San Mena, santo guerriero di origine araba, in seguito a cui gli abitanti della zona uscirono indenni dai successivi attacchi dei Saraceni. Va notato che San Menale (Αφιος Μηννᾶς), santo assai venerato dai monaci bizantini e San Menna, sono probabilmente due allotropi del nome del medesimo santo, patrono di Creta col nome di Αї-Μηνἄς, come afferma il Kazantzakis, ha dato il nome a San Menaio, a testimonianza dell’esistenza della località garganica già in epoca tardo-bizantina.

Per noi Rofranesi a questo punto l’ipotesi più accreditata e che la frazione San Menale prenda il nome dal santo assai venerato dai monaci bizantini è il collegamento si fa presto a farlo in quanto a Rofrano abbiamo avuto i monaci basiliani che praticavano il rito greco-bizantino. Cenni storici su Santa Maria di Grottaferrata https://www.rofrano.org/cenni-storici-su-maria-di-grottaferrata-ed-il-centro-storico-rofranese/
Inoltre seguendo le indicazioni del San Menna patrono di Creta ho scoperto che sull’isola è stata edificata una Cattedrale a San Minas o San Mena il quale è anche il protettore della città di Candia. https://it.wikipedia.org/wiki/Cattedrale_di_San_Mena

Affascinante è anche l’ipotesi del santo guerriero di origine araba, che con un ulteriore ricerca ho raggiunto il sito web santiebeati.it il quale sul santo guerriero riporta queste informazioni:

Il culto di San Menna è assai antico, purtroppo non supportato da provi storiche, ma la sua esistenza pare non essere messa in dubbio. La sua storia originale è andata persa e fu riscritta successivamente sfruttandone un’altra, forse quella del martire San Gordio. Essendo stata inoltre arricchita di ulteriori dettagli fantasiosi nel corso di generazioni, risulta impossibile ricavare da tale racconto la realtà dei fatti. Tra le poche cose che si possono affermare con certezza sul suo conto è che fosse egiziano e nella patria fu martirizzato e sepolto. Assai più ricca di dettagli è invece la leggenda, secondo la quale fu soldato nell’esercito romano e fu colto dallo scoppio della persecuzione indetta da Diocleziano quando era in servizio militare a Cotyaeum in Frigia. Decise dunque di lasciare l’esercito ed intraprese una vita di preghiera ed austerità come eremita fra le montagne. Un giorno entrò nell’anfiteatro di Cotyaeum durante i giochi dichiarandosi cristiano, fu immediatamente arrestato ed il presidente del tribunale ordinò di torturarlo e decapitarlo.

Le sue spoglie mortali furono riportate in Egitto ove ricevettero sepoltura. Sulla tomba si verificarono non pochi miracoli ed il suo culto, quale santo guerriero, si estese in tutto l’Oriente. Alcune chiese furono edificate in suo onore, anche a Cotyaeum. Il sepolcro costruito sulla sua tomba del santo a Bumma (Karm Abu-Mina), nei pressi di Alessandria d’Egitto, fu una frequentatissima meta di pellegrinaggi sino all’invasione araba del VII secolo. Tra il 1905 ed il 1908 furono scoperte le rovine di una basilica, un monastero, delle terme ed anche alcune piccole fiale con l’iscrizione “Ricordo di San Menna”, tutto ciò a testimoniare l’antico culto tributatogli. Le fiale erano utilizzate per attingere acqua da un pozzo attiguo al reliquiario. Fiale simili, ritrovate in Africa ed Europa, pare fossero utilizzate per custodire l’olio di San Menna prelevato dalle lampade della basilica del santo. Nel 1943 il patriarca ortodosso alessandrino Cristoforo II attribuì a San Menna la sconfitta dell’esercito di Rommel ad El Alamein e la conseguente salvezza dell’Egitto, proponendo di restaurare il diroccato sacrario del santo in memoria dei caduti in battaglia. Una chiesa a lui dedicata si trova nel comune di Lucoli (AQ), in una frazione del comune anch’essa dedicata al santo egiziano. La chiesa è tra le più antiche d’Abruzzo (sec IX).

San Menna è particolarmente invocato per ritrovare gli oggetti smarriti.

Fonte: http://www.santiebeati.it/dettaglio/77200
San Menale d’ora in poi non sarà più una frazione dal toponimo che non se ne conoscono le origini ma è un ulteriore pezzo della storia millenaria del nostro borgo e che magari prende il nome da quel santo guerriero.

Pasqualino

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