La successione dei Feudatari a Pisciotta segue l’alterna fortuna delle Famiglie Nobiliari, dai Cammarota (1148) ai Caracciolo di Napoli (1536) . PISCIOTTA

Le prime vicende storiche documentate di cui abbiamo notizia

Come abbiamo già evidenziato nell’articolo “Pisciotta – il toponimo e le Origini”, pubblicato in questo sito nel gennaio 2002, la prima notizia storica documentata su Pisciotta risale agli anni ricompresi tra il 1148, periodo in cui fu scritto il “catalogus Baronum”.

Signore di Pisciotta, all’epoca, era un certo Florio di Cammarota che governava il paese per mezzo di tale “Niel de Pissocta”. In quel periodo (epoca normanna) Pisciotta è già Feudo e, come tutti i Feudi d’ell’Italia meridionale, sarà oggetto di continue compravendite da parte dei nobili che si succedevano nella sua titolarità.

Nel 1241 è Signore di Pisciotta tal Bartolomeo D’Alicio che, secondo fonti accreditate, risulta essere, insieme a Tommaso Sanseverino, conte di Marsico, Pandolfo di Fasanella, Gisulfo di Mannia ed altri 150 nobili, tra i partecipanti alla congiura di Capaccio contro l’Imperatore Federico II il quale sconfigge i congiurati – che, rinchiusisi nel Castello di Capaccio, avevano opposto una strenua resistenza, durata tre mesi – e li fa uccidere in modo orribile. Si narra, infatti, che ad ognuno di essi furono cavati gli occhi, amputati le mani e le gambe e tagliato il naso ed è verosimile, pertanto, che il povero Bartolomeo d’Alicio avesse subito la stessa spaventosa sorte degli altri Nobili che si erano ribellati all’Imperatore Federico II.

Il figlio di Federico II, a nome Manfredi, che succede al padre dopo la sua morte, consegna il Feudo allo zio Galvano Lancia, gran Maresciallo del Regno e Conte di Salerno, fratello della madre Bianca.

Il Feudo riamane in possesso del Lancia fino a quando Carlo D’Angiò sconfigge Manfredi a Benevento nel 1226. Quindi restituisce il Feudo di Pisciotta a Logorio Caracciolo che era il legittimo successore di Bartolomeo D’Alicio in quanto marito della figlia di quest’ultimo. Il riscontro oggettivo di tale notizia è desumibile dai Registri della Cancelleria Angioina nei quali sia legge

“Dom. Logorio Caraczulo et uxori sue fuiti restitutum a dicto Rege (Carlo I) CASTRUM Pissocte, quod fuit Bartholomei de Alicio, patris dicte uxoris sue…”.

Nel 1294 risulta essere signore di Pisciotta Gualtiero Caracciolo. Il suo nome emerge da un antico documento del 18 maggio 1294 nel quale si legge che il paese, in conseguenza delle continue incursioni nemiche e delle misere condizioni economiche dei suoi abitanti, costretti a vivere sparsi per le campagne o rinchiusi nel Castello, viene esentato dal Re Carlo II (lo zoppo) dal pagamento delle imposte per un periodo di tre anni.

In quel periodo, quindi, era già stato edificato il Castello che, si badi, non è quello attuale ma è solo una sua parte. Il castello, cui si fa riferimento nel documento suddetto, è la parte dell’edificio posta al lato ovest e che successivamente fu incorporata nell’attuale struttura, a seguito del suo ampliamento avvenuto intorno al XVII sec.

Nel 1398 Feudatario del paese è Leonetto Caracciolo al quale il Re Ladislao concede anche il Feudo di Camerata e Castelluccio.  Nel 1419 Leonetto Caracciolo accresce il suo potere in quanto viene nominato castellano di Rofrano e nell’anno successivo acquista la terra di Novi. A leonetto succede nel 1433 il figlio Francesco Caracciolo che è investito anche del possesso di Molpa, di Massa, di Cardito, S. Anastasia, Torchia e Pollena. Francesco Caracciolo, con la moglie Maria – contrarriamente a quanto facevano gli altri nobili che gestivano i Feudi continuando a vivere nelle grandi città – disdegnano i palazzi del potere napoletani e prediligono la residenza di Pisciotta.

La continua presenza di Francesco nella sede del proprio feudo determina il suo costante coinvolgimento nelle attività economiche ed imprenditoriali del paese anche in forma di partecipazione ad attività amatoriali. Infatti, da un antico documento dell’epoca emergerebbe la sua partecipazione, se pure in modo non palese e non diretto, ad alcuni traffici commerciali, effettuati con una “saetta” dal pisciottano Cola di Ambrosino, i cui proventi erano consegnati da questi direttamente a Messer Francesco il quale, a sua volta, distribuiva ai marinai la sua quota di loro spettanza.

Francesco Caracciolo, di dichiarata fede Angioina, si schiera apertamente contro gli Aragonesi che sconfigge nell’aprile del 1460 in Calabria. Il Re Ferrante d’Aragona, a sua volta, sbaraglia l’esercito angioino a Troia nel 1462 e Francesco perde irrimediabilmente il Feudo di Pisciotta che viene concesso dal Re Ferrante a Guglielmo Sanseverino.

Ma i Caracciolo,dopo un breve periodo, in cui il Feudo risulta essere di tal Bernardo di Villamare (1504-1515), riconquistano il paese e tornano alla guida del Feudo con Alfonso Caracciolo (1515-1517), cui succede Baldassarre Caracciolo (1517-1530). Il dominio dei Caracciolo termina definitivamente nel 1536, quando l’ultimo dei Caracciolo, a nome Antonio, cede il feudo a Marino Mastro Jodice.

Dopo tale data non troveremo più alcun membro della prestigiosa famiglia Caracciolo come Feudatario di Pisciotta.

(14 maggio 2002)


(*) Pasquale Mautone è Avvocato presso il Foro di Vallo della Lucania – ha condotto approfonditi studi storiografici su Pisciotta

fonte http://www.pisciotta-online.it

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