Il Cilento è un territorio molto esteso ( compreso tra Agropoli e Sapri ), copre l’intero meridione della Campania. A questa estensione territoriale fa riscontro un polimorfismo linguistico di grosse dimensioni; caratterizzato da numerose varietà dialettali che si diversificano a poca distanza tra loro.
Pertanto parlare di “dialetto cilentano” è troppo restrittivo, presuppone un’omogeneità linguistica che è assente nel Cilento .
Già Rohlfs nella sua visita nel territorio cilentano, aveva avuto modo di notare questa caratteristica, dividendo i dialetti dell’area in due gruppi : quelli settentrionali, più vicini al modello napoletano, e quelli meridionali partecipi ai fenomeni dell’ estremo sud.
Ma le variazioni linguistiche tengono conto di diversi fattori, e alla suddivisione rohlfsiana se ne possono aggiungere altre. La prima è di carattere geografico e divide l’area costiera , più aperta agli scambi ed alle relazioni, dall’area più interna che presenta un carattere maggiormente conservatore.
Un altro fattore di diversificazione può essere rappresentato dalla maggiore o minore densità e sviluppo di un paese o di una località , più il centro è esteso e sviluppato , maggiori sono le innovazioni linguistiche in atto nel tempo.
Le due località indagate di Roccagloriosa e Rofrano, essendo in una posizione più interna, presentano infatti un carattere più conservatore rispetto all’ area costiera più aperta ai mutamenti linguistici.
Tra gli stessi paesi , la posizione collinare di Roccagloriosa favorisce maggiormente le innovazioni rispetto a Rofrano , situato in montagna, che presenta caratteri più arcaici nel suo dialetto.
I due paesi sono dei piccoli centri di circa duemila abitanti ciascuno, carenti di strutture e di varie forme di sviluppo, questo sicuramente impedisce loro di recepire le innovazioni linguistiche che sono in atto nei centri più grandi e determina in parte, il loro carattere maggiormente conservatore.
Tra le innovazioni che investono i dialetti locali e provengono dall’esterno, particolare rilievo assume l’influenza del napoletano, il modello campano predominante, che coinvolge negli ultimi tempi anche l’area cilentana meridionale, più lenta nel recepirla perché più distante da Napoli.
La diffusione della napoletanizzazione invade le zone costiere per poi salire più lentamente verso l’interno. Tale ipotesi spiegherebbe perché l’area indagata partecipa meno al fenomeno rispetto ai paesi che si affacciano direttamente sul golfo di Policastro, quali Scario, Villammare, Sapri.
Il Cilento è investito dalla napoletanizzazione nell’ambito di alcuni fenomeni linguistici, quali la diffusione dell’articolo determinativo napoletano “ o ” su lu / u cilentano , del pronome dimostrativo chillë su chiddu, del pronome personale issë su iddu tipico del Cilento meridionale.
Ma questi influssi del napoletano sono presenti soprattutto nei dialetti delle località che si affacciano sulla costa, centro principale è Sapri, la quale oltre ad affacciarsi sul mare, è anche la località più grande del golfo di Policastro.
Nel Cilento, le variazioni linguistiche si presentano già a partire dal vocalismo. Avolio, infatti, ha fatto rientrare l’area cilentana in uno di quei territori dove si presentano tutti i principali sistemi vocalici tonici romanzi.
I dialetti di Roccagloriosa e Rofrano presentano un sistema pentavocalico molto simile a quello siciliano, ma se ne differenziano per fenomeni vocalici come la metafonia, che il siciliano non presenta.
Tutti gli studiosi che si sono occupati dell’area hanno notato che è caratteristica del Cilento mantenere le vocali finali ben distinte, come i dialetti dell’estremo sud , a differenza dei restanti dialetti campani che invece le indeboliscono.
Oggi però anche nel Cilento si sta verificando l’indebolimento delle vocali atone finali per l’influsso del napoletano. Ma molte zone conservano ancora il tratto più arcaico in maniera evidente, è il caso di Roccagloriosa e Rofrano che solo in rari casi indeboliscono la vocale finale, che in genere si mantiene ben salda.
Per quanto riguarda il consonantismo, il Cilento partecipa a molti fenomeni che investono l’ intera regione campana.
Particolare è la presenza del fenomeno del rotacismo, che si manifesta in molte località cilentane, ma è completamente assente in altre a poca distanza. Nell’area indagata è presente a Rofrano e Roccagloriosa, ma manca nella sua frazione Acquavena, così come in altri paesi circostanti quali Torre Orsaia, Celle di Bulgheria.
Un fenomeno consonantico che isola il Cilento dalla restante Campania è il passaggio ll > dd . Anche questa è una caratteristica tipica dei dialetti dell’estremo Meridione , anche se nel Cilento il fenomeno è meno esteso , infatti non tutti i termini presentano il passaggio ll > dd ( es. “bello” > bellu e non beddu ), come nei dialetti calabresi e siciliani. I dialetti cilentani mancano della pronuncia cacuminale tipicamente siciliana.
Tra gli aspetti morfologici , significativo è l’uso dell’articolo determinativo che nel Cilento oscilla tra la forma lu / u . Anche le due località indagate presentano questo tipo di differenziazione, infatti Rofrano presenta la forma lu e Roccagloriosa la forma u.
Una spiegazione plausibile potrebbe essere attribuita, ancora una volta, alla loro posizione geografica; infatti allargando l’indagine sull’intero territorio cilentano, si evidenzia che l’area costiera usa la forma u , la zona del retroterra montano usa la forma lu , più arcaica.
Applicando questa teoria alle aree esaminate, si denota che Rofrano ha una posizione più interna ed ha conservato l’articolo nella forma più arcaica, Roccagloriosa in posizione collinare ha perduto la consonante iniziale dell’ articolo.
Per quanto riguarda le forme verbali, caratterizzante è l’uso del condizionale in -era nel Cilento (es. vorrei > vulera, facera), derivante dal piuccheperfetto indicativo latino, diversamente dal napoletano che presenta la forma in – ia ( es. vurria).
Il condizionale presente nel Cilento si trova anche in altre aree meridionali, dall’ Abruzzo , alla Basilicata, fino a Catanzaro in Calabria. Mentre, invece, la forma di condizionale in – ia diffusa nel napoletano, è presente in alcune zone della Sicilia, della Calabria meridionale, della Puglia e giunge fino al Lazio e alle Marche.
Roccagloriosa e Rofrano costruiscono con il doppio condizionale anche il periodo ipotetico dell’irrealtà ( es. si putera, vinera “se potessi, verrei” ) accanto alla forma del congiuntivo + il condizionale, propria della lingua italiana, e la forma del doppio congiuntivo ( es. si vinissi, u dicissi “ se venisse, lo direi). Quest’ultima forma è tipicamente napoletana; ipotizzabile, dunque, che l’area cilentana esaminata, nell’ usare tale costruzione, abbia subito l’influsso del napoletano.
Rohlfs nella “ Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti” segnala una forma di condizionale nel Cilento in –ara ( es. mangiara). Ma la forma è arcaica e i dialetti attuali non la conoscono , nel Cilento è attestato solamente il condizionale in –era.
La tradizione linguistica cilentana , pur essendo fondata innanzitutto sul latino, riscontra la presenza di una forte grecità nel lessico.
A queste si aggiungono altre provenienze, dallo spagnolo, dal francese, dall’arabo e da altre lingue , anche se in stretta minoranza.
Il dialetto si presenta come qualcosa di dinamico, in continua evoluzione.
Anche i dialetti di Roccagloriosa e Rofrano si sono evoluti nel tempo ed oggi presentano una situazione linguistica diversa rispetto al passato.
Gran parte del materiale lessicale presente nell’area , nei dialetti attuali non viene più usato. Le nuove generazioni usano meno il dialetto rispetto agli anziani e ne hanno eliminato i tratti più arcaici, che diventano patrimonio di un dialetto in via di estinzione.
Oggi giorno il dialetto subisce l’effetto dell’italianizzazione , molti termini abbandonano i loro tratti per modellarsi sulla lingua italiana.
Il fenomeno si registra anche a Roccagloriosa e Rofrano , con qualche differenza tra le due località. Dall’indagine risulta che Rofrano è più restìo ad abbandonare delle voci dialettali rispetto a Roccagloriosa , pertanto presenta un carattere maggiormente conservatore. Infatti, alcuni termini che a Roccagloriosa sono caduti in disuso, Rofrano li utilizza nei dialetti attuali.
fonte
http://web.tiscali.it/Acquavena/dialetto.htm
One Response
Ottima riflessione linguistica sui dialetti cel Cilento e Napoletani in generale