Il Cavaliere della Rosa

Io me ne voglio i a lu cilientu, me la voglio piglia’ ‘na cilentana.
Nun me curo ca nun tene nienti, basta ca tene la fresca funtana.
Così canta Cono, accompagnandosi con una fisarmonica, e racconta storie.
P. Avrei anch’io una vecchia storia cilentana da raccontare.
Cono. Dite, dite
P. In un estate non lontana passeggiavamo An., sua figlia Ma. e alcuni amici per la bella Milano, lungo il corso Vittorio Emanuele…
Tutti. Bella Milano?
P. Ascoltate!
An. stava dicendo: “Nella nostra casa a Rofrano…” “Rofrano? E’ un paese?” “Sì Rofrano, lo conosci, ci sei mai stato?” “No, nemmeno sapevo che esistesse, pensavo al Cavaliere della Rosa”
Cono. Il Cavaliere della Rosa?
P. E’ un’opera di Richard Strauss, dalla Prima esecuzione un successo enorme, ancora oggi; in questo momento in Germania, o in Italia, in Australia, chissà dove, un mezzosoprano vestito dacavaliere sta porgendo la sua rosa d’argento…
An. Ne fu tratto anche un film, e io volevo farne oggetto della mia tesi…
Cono. Ma che c’entra il Cilento, a parte l’Australia…
Ge. dove molti cilentani han fatto fortuna, anche se non dimenticano le loro fresche fontane
P. Aspettate. L’Australia in questa storia non c’entra. C’entrano Rofrano, Napoli e Vienna.
An. Ma il mezzosoprano non è una voce femminile?
P. Certo, ma nel Cavaliere della Rosa interpreta un giovanotto, che a un certo punto si traveste da donna per ingannare un villano….
Cono. Una donna, vestita da uomo, che si traveste da donna?
P. Capita spesso all’opera, per esempio nelle Nozze di Figaro di Mozart; Mozart c’entra in questa storia cilentana… ma ascoltate l’inizio. Se digitate in Google ‘Girolamo Capece’ compare un libro del 1720 riguardo una causa Tosone contro Capece…
Ge. Uh, i cilentani ne hanno sempre aperte una o due e le ereditano pure
P. Appunto. Girolamo Capece acquistò il feudo di Rofrano nel 1650 ma pochi anni dopo lo perse a favore del barone Tosone, da qui la causa, che si trascinerà per almeno ottant’anni. Girolamo mantenne il titolo di marchese di Rofrano. Suo nipote, Girolamo pure lui, è l’eroe di questa storia. Un tipo vivace.
Cono. Quindi, cilentano…
P. In realtà non sappiamo. All’inizio lo troviamo a Napoli, rinchiuso a Castel dell’Ovo per aver ferito un cocchiere. Poi a Roma, e di nuovo a Napoli come congiurato a favore degli austriaci. La faccenda finisce male, fugge a Vienna, dove litiga con i suoi compagni di parte e sfida a duello il capo, duca di Telese.
Cono. Secondo me è proprio cilentano…
P. Lo ritroviamo a Napoli, dove la ruota gira e gli austriaci prendono il sopravvento. Ora è dalla parte giusta, e ottiene un incarico lucrosissimo
Ge. Appaltatore delle tasse?
P. Ancora meglio, delle poste. Una novità per i tempi, è il primo a capire e lesto a ottenere l’incarico.
Cono. Lo vedi che è cilentano?
P. Poi torna a Vienna, diventa barone e consigliere imperiale con uno stipendio di 10.000 fiorini all’anno. Decide di costruirsi una bella casa, affidandosi al miglior architetto di Vienna. PalazzoRofrano. Siamo nel 1710. Uno dei più bei palazzi di Vienna.
Ge. Quindi Rofrano, il nome del palazzo ….
P. Non è così semplice. Dopo pochi anni il palazzo cambia nome, diventa Auersperg, dal nome del nuovo proprietario, un nobile viennese amante della musica, così appassionato da ospitare concerti e rappresentazioni d’opera nel teatrino del palazzo.
Cono. Ma questo cavaliere della rosa quando arriva?
P. Eccolo. Quando Richard Strauss – siamo arrivati ai primi del ‘900 – chiede allo scrittore Hugo von Hofmannstahl di proporgli qualche trama d’opera, costui gli manda un soggetto ambientato a Vienna nel ‘700, ai tempi dell’imperatrice Maria Teresa. Strauss ne è entusiasta; Hofmannstahl, che conosce la suscettibilità e l’amore dei viennesi per la città, si documenta con parecchio scrupolo: la sua fonte principale sono le memorie di un principe, gran ciambellano di Maria Teresa…
Cono. Come fate a saperlo?
P. Lo dice lo stesso Hofmannstahl e poi c’è uno di quei dettagli minuscoli che risolvono un gran rompicapo. Nella scena iniziale la matura Marescialla, a letto con il suo toy boy (scena audacissima in un’opera del 1911, sia pure nella smaliziata Vienna) lo vezzeggia chiamandolo ‘Quinquin’: proprio il diminutivo di un certo contino viennese citato nelle memorie del gran ciambellano.
An. Che bel titolo cruscante. Ma chi è il toy boy?
P. Octavian Graf Rofrano, Ottavio conte di Rofrano, appunto! Hofmannstahl ha scoperto il nome originario del più bel palazzo di Vienna, Rofrano, e l’ha subito utilizzato. Un bel nome italiano, sonante e armonioso. Vienna all’epoca di Maria Teresa era piena di italiani e all’opera si cantava in italiano! Peccato solo che lo scrittore abbia sminuito un po’ il marchese Girolamo Capece, riducendo il marchesato di Rofrano a una contea…
Ge. E Mozart che c’entra?
P. Il principe Auersperg era amico di Mozart e gli chiese di partecipare a una esecuzione privata del l’opera Idomeneo, nel teatrino del palazzo. Mozart ne fu così entusiasta che compose per l’occasione una nuova scena. Hofmannstahl, appassionato mozartiano, non poteva non saperlo: tanto più che la trama di un’altra opera di Mozart, le Nozze di Figaro, ha delle analogie con il Cavaliere della Rosa…
Cono. Allora com’è la storia di questo cavaliere?
P. In genere nelle opere liriche c’è un tenore che ama riamato un soprano, ma un cattivo baritono si oppone… finché dopo qualche ora di musica il cattivo muore o rinuncia e il tenore sposa l’amata; a meno che non si tratti di un dramma, in tal caso muoiono tutti o quasi… qui invece è tutto diverso, il tenore è sostituito da un mezzosoprano en travesti, il soprano è invece una splendida signora matura, la marescialla, un personaggio magnifico, indimenticabile, un ruolo di una difficoltà leggendaria; il cattivo è un basso, e c’è pure un maestro di musica italiano e un tenore che canta in italiano (l’opera è in tedesco)… e la musica, la musica!
Cono. Dunque?
P. E’ tardi. Un’altra volta. O, meglio. Il Palazzo Auersperg (si chiama ancora così) è aperto al pubblico. La trama del Cavaliere della Rosa vi è raccontata in tutte le lingue, chiunque si può godere un concerto nel teatrino del principe. Uno dei molti vantaggi di vivere dopo la Rivoluzione francese. Perché non prevedere un viaggio dal Cilento a Vienna, sulle orme di Girolamo Capece, marchese di Rofrano?
PP. Milano. Giugno 2016.

Il Palazzo del Cavaliere della Rosa (Il Rosenkavalier Palais)

Si trova nell’ unica città in cui ci si aspetterebbe di trovarlo, ovvero a Vienna e si chiama oggi – esattamente dall’8 ottobre 1777 – Palazzo Auersperg. In quella data memorabile il principe Johann Adam Auersperg acquistò il Palazzo che circa 50 anni prima era stato costruito da Giovanni Christiano Neupauer, su progetto del famoso Johann Bernhard Fischer von Erlach. Il committente fu però un tale Geronimo Capece de Rofrano, e arriviamo così alla storia del cavaliere della rosa: Ottaviano de Rofrano, il Cavaliere alla corte della grande imperatrice Maria Teresa, l’amante galante con la rosa d’argento, è dunque realmente esistito! Infatti, Hugo von Hofmannsthal per il suo libretto d’opera si è effettivamente ispirato a un Rofrano per il suo Ottaviano, benché questi si chiamasse Peter e fosse il figlio di quel Geronimo che acquistò il fondo – sul quale sorgeva una vecchia fornace – sborsando non meno di 28.000 fiorini. Poteva permetterselo, perché ricopriva l‘incarico di responsabile generale delle Poste dei territori asburgici in Italia – e a quel tempo i conti delle Poste non erano in perdita!
Nella storia di questo edificio il denaro non ebbe tuttavia importanza, quanta invece ne rivestì la musica: il Palazzo stesso è – per citare le parole di uno dei suoi più celebri frequentatori – “uno dei più begli accordi nella sinfonia di Vienna”. Inoltre, se si aggiunge che il frequentatore in questione è il celebre compositore Robert Stolz in persona, allora bisogna ammettere che queste parole provengono da una fonte competente. La musica è sempre stata il centro invisibile di questo Palazzo, già molto tempo prima che Richard Strauss scrivesse l’opera il cui protagonista è un Rofrano. Ad esempio dopo il 1760, quando il maresciallo Friedrich Wilhelm von Sachsen Hildberghausen vi andò ad abitare. Questo fine e profondo intenditore e amante della musica designò come direttore dei suoi concerti privati niente meno che Christoph Willibald Gluck. Questo fu sicuramente un culmine nella storia musicale del Palazzo, ma non fu l’unico. Conosciamo infatti la data di un altro avvenimento di pari portata, ovvero marzo 1786. In quel periodo si tenne nel Palazzo una rappresentazione privata dell’opera “Idomeneo”. L’ensemble era composto esclusivamente da esponenti dell’aristocrazia viennese, figuravano nomi come il Barone Polini e il Conte Hatzfeld. Mozart, che adattò le parti in musica su misura per i nobili interpreti “scrivendole sulle loro corde vocali”, compose per l’occasione una “scena con rondò” con assolo per violino. Un’altra personalità dell’alta aristocrazia austriaca ha partecipato come interprete a una rappresentazione amatoriale tenutasi nel Palazzo, ovvero l’erede al trono Rudolf, quattro anni prima della sua tragica fine. A quell’epoca il Palazzo era già da tempo di proprietà dei principi Auersperg, il cui nome conserva ancora oggi. Non solo l‘edificio, ma anche la strada porta il nome di Auerspergstrasse, in onore di un principe Adolf Auersperg, il quale fu per non meno di otto anni il primo ministro d’Austria. Con gli Auersperg il Palazzo divenne un ritrovo della vita sociale, teatro di grandi feste e serate di gala. Ad esempio, si svolse proprio qui il matrimonio di una nipote del re Gustav Adolf di Svezia con il re Albert di Sassonia. Tre anni dopo, nell’ottobre del 1856, si tenne un ballo cui partecipò l’allora ventiseienne imperatore Francesco Giuseppe con la sua consorte Elisabetta, assieme a tutti i membri della famiglia imperiale. Uno splendido capitolo della storia austriaca si riflette proprio nella storia del Palazzo Auersperg. Ma quando lo splendore di quell’epoca si spense per sempre, l’epopea di questo palazzo non era ancora giunta al termine. Anche se l’intimo e altrettanto maestoso edificio ospitò dapprima solo il Bundesdenkmalamt (Ufficio Federale per la Tutela dei Monumenti), dando così l’impressione di dimenticare mestamente e discretamente il suo straordinario passato politico e sociale, il fatto che in seguito ciò non avvenne è testimoniato da un’iscrizione sulla facciata principale dell’edificio, dove si legge: “Nel 1945 si riunirono in questo palazzo i patrioti austriaci, impedendo la distruzione di Vienna e gettando le basi per un’Austria libera in memoria delle vittime. Il Movimento di Resistenza Austriaco“. A questo resoconto lapidario non serve aggiungere alcun commento. O forse solo che tra questi patrioti vi erano nomi conosciuti, come il futuro Cancelliere Federale Ing. Leopold Figl e i successivi Presidenti della Repubblica d’Austria, il Dr. Theodor Körner e il Dr. Adolf Schärf. Così l’ampio arco temporale si estende dal responsabile generale delle Poste Rofrano fino ai politici più importanti dell’epoca attuale – e l’elenco dei personaggi illustri continua ancora, indipendentemente dal susseguirsi di epoche e di forme di governo.
E quando il Viennese siede tranquillo e gioioso, vuole che anche l’orecchio abbia la sua parte e così gli intimi concerti a Palazzo Auesperg sono considerati ancora oggi – come da sempre – delle vere delizie musicali. Ma se l’orecchio viene deliziato, l’occhio non deve essere trascurato. Gli artisti si sono adoperati per generazioni affinché non mancasse assolutamente nulla. L’edificio stesso, splendido, serio e allo stesso tempo delicato, l’incantevole parco con i suoi enormi alberi secolari, all’ombra dei quali sedeva l’imperatrice Maria Teresa, l’elegante biblioteca, la Loggia rivestita di legni pregiati, il giardino d´inverno, che Walter Slezak ha definito una “Schönbrunn in pellicola formato 8 mm” – dovunque domina quella tranquilla, accorta e serena armonia che non si può inventare, ma che deve crescere da sola con il passare del tempo, proprio come è cresciuto il Palazzo, costruito sopra una vecchia fornace alla periferia della città – che appartiene ancor oggi al cuore pulsante di questa città e dove continuano a darsi appuntamento società, arte e politica.

Link
Chiesa, baroni e popolo nel Cilento, 2 voll. “Geronimo Capece de Rofrano”
Palazzo Rofrano –  Palazzo Auersperg

Palazzo Auersperg

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