di Giuseppe Viterale – kiddu ri mulinaru
Tra i tanti mestieri scomparsi c’e’ ne uno che rappresenta la metafora dei nostri giorni. Lo stagnino era una figura che da tempi lontani , ha prodotto e riparato contenitori usati in cucina ed attrezzi ed utensili per l’agricoltura. In un mondo dove le risorse economiche erano poche , non si sprecava e buttava niente ma si riparavano e portate a nuova vita ancora più’ splendenti di prima. Ogni mestiere ha una sua anima e valore che gli viene data dalla persona che lo esercita.
A Rofrano l’ultimo stagnino e’ stato Giovanni Speranza che esercito’ il mestiere nella bottega , sotto casa , dove abitava “ncoppa lu Puoi”. Ma Giovanni come imparo’ questa nobile abilità artigiana?
Storicamente Rofrano non aveva uno stagnino, ogni tanto arrivava qualcuno da fuori paese , si fermava in piazza con la sua attrezzatura e l rofranesi portavano gli oggetti da far riparare.Lo stagnino era visto come una figura itinerante ed ambulante che andava nei piccoli paesi. Negli anni 40 , Rofrano era un paese con 3 volte la popolazione di oggi ed aveva bisogno di uno stagnino in modo permanente.
Giovanni , a 15 anni, fu mandato dal padre a bottega a Sapri , presso un anziano stagnino che gli insegno’ l’arte della precisione nel lavorare con lo stagno e lo zinco. Dopo aver terminato l’apprendistato , mise su’ la propria bottega , dove lavoro’ con dignità’ ed onesta’ per tutta la vita a sostegno della sua famiglia.
Con mio nonno paterno c’era un rapporto di parentela, eravamo in ottime relazioni ed ogni tanto mia nonna mi portava con lei a fare aggiustare qualche contenitore in rame o farsi fare un nuovo “ ugliarulu”. Ricordo che in inverno vi erano tanti recipienti usati in cucina da riparare , poi su uno scaffale vi erano quelli che sembravano nuovi e lucidi appena aggiustati. Si vedeva il prima ed il dopo.
L’estate , la bottega era piena di pompe in rame che servivano per “ pumpia’ “ le viti d’uva, naturalmente erano lì per essere riparate. Quando negli anni 60 , Rofrano inizia a rinnovare il patrimonio edilizio, vi e’ richiesta di lavori in ferro per ringhiere, porte balconi, Giovanni che era un valente saldatore di precisione, impara ad usare la saldatrice industriale per fare lavori per l’edilizia. In quel periodo a Rofrano vi era un fabbro chiamato Mastro Pasquale , originario di Sanza che aveva sposato Olimpia e si era trasferito a Rofrano. Alcuni ragazzi andavano a bottega da lui e tra questi anche il figlio del nostro Giovanni. Che strano , da ragazzo apprende il mestiere dello stagnino da un anziano maestro e da adulto impara a fare il saldatore da suo figlio teenager. Posso dire che anche nella sua metamorfosi lavorativa e’ stato un grande artigiano perche’ ogni volta che torno a Rofrano ammiro quotidianamente la ringhiera della scalinata di ben 64 scalini, di casa mia, da lui saldata ed installata 55 anni fa.