Distruzione di sacre scritture Greche e resti del sacro rito Bizantino

Dal Progetto Hales per il recupero della culutra cilentana”, è stato trovata memoria di un altro significativo passaggio storico di Rofrano.

Nella prima metà del Seicento, il santuario del Gelbison fu dotato di dormitori per accogliere i pellegrini. Tra i religiosi si distinse Padre Donato Pinto che, nelle sue Historie sagre del 1648, Celestino Telera indica addirittura come in odore di santità. Ma la presenza si vide dapprima nell’insegnamento religioso promosso dai padri Dottrinari e in particolare da Giovan Filippo Romanelli e Tommaso Monteforte che, a Laurito nel 1618, fondarono la prima Casa della Dottrina Cristiana. Si diffuse allora da una parte una coscienza delle proprie debolezza dall’altra un vero integralismo religioso. Fu così che nel 1652 Innocenzo X si decise a sopprime taluni conventi per immoralità e che, nel 1680, il fondamentalista vescovo di Capaccio Andrea Bonito ordinò la distruzione di preziosi Menologi, Eucologi, libri e scritture sacre greche, resti del rito basiliano nella badia di Rofrano, salvando solo un crocifisso, in virtù dell’autorità tributatagli da Gregorio XIII che aveva deciso l’accorpamento della pieve alla diocesi di Capaccio. Ma nacque anche in quest’epoca, nonostante l’oppressione e forse proprio a causa di questa, una forma di esoterismo o occultismo che trova ancora oggi le sue manifestazioni più significative in riti scaramantici e figure misteriose come quella della strega(jannara).

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