«Bazzecole, quisquiglie, pinzellacchere.»
(“Fermo con le mani! “, 1937)
«Parli come badi, sa?!»
(“Fermo con le mani! “, 1937)
«Non so leggere, ma intuisco.»
(“San Giovanni decollato”, 1940)
«I suoi modi sono interurbani.»
(“I due orfanelli”, 1947)
«A proposito di politica, non ci sarebbe qualche coserellina da mangiare?»
(“Fifa e arena”, 1948)
«Io non rubo, integro. D’altra parte in Italia chi è che non integra?»
(“Fifa e arena”, 1948)
«Dicono che l’appetito viene mangiando… ma l’appetito viene a star digiuni!»
(“Totò al giro d’Italia”, 1948)
«Ma lo vuol capire? Lei è un cretino! Si specchi, si convinca!»
(“Totò le Mokò”, 1949)
«Elena di Troia… Troia… Troia: questo nome non mi è nuovo.»
(“L’imperatore di Capri”, 1949)
«Signora, sono a sua completa disposizione, corpo, anima e frattaglie.»
(“Totò cerca moglie”, 1950)
«La vita è bella perché è una lotta continua e discontinua.»
(“Napoli milionaria”, 1950)
«Il coraggio ce l’ho. È la paura che mi frega.»
(“Figaro qua, Figaro là”, 1950)
– Ma allora tu sei partenopeo!
– Parte nopeo e parte napoletano.
(“Le sei mogli di Barbablù”, 1950)
«Questa è la civiltà: hai tutto quello che vuoi quando non ti serve.»
(“Tototarzan”, 1950)
«Sono bello, piaciucchio, ho il mio sex appello.»
(“Totò sceicco”, 1950)
– Coraggio Antonio, moriamo da forti.
– Signor marchese, io preferirei vivere da debole.
(“Totò sceicco”, 1950)
«E io pago… e io pago!»
(“47 morto che parla”, 1950)
«Ma come, lei è cosi grosso e non commendatore?»
(“Guardie e ladri”, 1951)
«Sono un uomo di mondo, ho fatto tre anni di militare a Cuneo.»
(“Totò a colori”, 1952)
«Ma mi faccia il piacere!»
(“Totò a colori”, 1952)
«Eh, chi è che non lo conosce quel Trombone di suo padre!.»
(“Totò a colori”, 1952)
«Soffittizzatevi!»
(“Totò e le donne”, 1952)
«È incredibile come un bipede di genere femminile possa ridurre un uomo.»
(“Totò e le donne”, 1952)
«La donna è mobile, e io mi sento mobiliere.»
(“Un turco napoletano”, 1953)
«Io sono turco, turco dalla testa ai piedi, ho persino gli occhi turchini.»
(“Un turco napoletano”, 1953)
«Onorevole, lei? Ma mi faccia il piacere!»
(“Un turco napoletano”, 1953)
«Mille lire al mese, alloggio, vitto, lavatura, imbiancatura… e “stiratura”.»
(“Un turco napoletano”, 1953)
«Ho conosciuto una settimana… che aveva due lunedì e un sabato che era tutti i giorni domenica.»
(“Un turco napoletano”, 1953)
«A casa nostra, nel caffellatte non ci mettiamo niente: né il caffè, né il latte.»
(“Miseria e nobiltà”, 1954)
«Poteva morire e non è morta!»
(“Miseria e nobiltà”, 1954)
«Cuoco. Che bella parola: cuoco.»
(“Miseria e nobiltà”, 1954)
«Se quella muore qui sono guai, non potete giocare nemmeno a lotto, perché principessa morta fa 92.»
(“Miseria e nobiltà”, 1954)
– Qua si mangia pane e veleno.
– Pasqua’, qua si mangia solo veleno!
(“Miseria e nobiltà”, 1954)
– Io sono nato per fare il fotografo.
– E quello è stato il tuo errore: tu non dovevi nascere.
(“Miseria e nobiltà”, 1954)
– Non pigliare la pasta grossa che non la digerisco.
– Pasqua’, tu con questa fame digerisci pure le corde di contrabbasso.
(“Miseria e nobiltà”, 1954)
«In questo manicomio succedono cose da pazzi.»
(“Il medico dei pazzi”, 1954)
«Però, per essere una parente è gentile… sembra un’estranea.»
(“Totò cerca pace”, 1954)
«Siamo uomini o caporali?»
(“Siamo uomini o caporali?”, 1955)
«Paese che vai, americani che trovi.»
(“Siamo uomini o caporali?”, 1955)
«Io non so se l’erba campa e il cavallo cresce, ma bisogna avere fiducia.»
(“Destinazione Piovarolo”, 1955)
«Un garibaldino morto mentre suonava la tromba: fu trombosi acuta, o acuto di trombetta?»
(“Destinazione Piovarolo”, 1955)
– Mi raccomando, fatevi dare una banconota da 10.000 lire, bella grande.
– Sì, me la faccio dare a due piazze. La banconota da 10.000 lire è misura standard.
(“La banda degli onesti”, 1956)
«Lei deve essere obbiettivo, a noi queste frasi sotto semaforo non ci convincono!»
(“Totò, Peppino e la… malafemmina”, 1956)
«Adesso che siamo a Milano, finalmente, vogliamo andare a vedere questo famoso Colosseo?»
(“Totò, Peppino e la… malafemmina”, 1956)
«…noi vogliamo sapere, per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare? Sa, è una semplice informazione.»
(“Totò, Peppino e la… malafemmina”, 1956)
«Mezzacapa, e i milanesi, quando vi vedevano, che dicevano?»
(“Totò, Peppino e la… malafemmina”, 1956)
«Ma, dico, se i milanesi, a Milano, quando c’è la nebbia, non vedono, come si fa a vedere che c’è la nebbia a Milano?»
(“Totò, Peppino e la… malafemmina”, 1956)
«Hai capito, a Milano quando c’è la nebbia, mettono i nomi sui manifesti. Dice, chi mi vuol trovare, io sto qua.»
(“Totò, Peppino e la… malafemmina”, 1956)
«Giovanotto, carta, calamaio e penna, su! Scriviamo! …dunque, hai scritto?»
(“Totò, Peppino e la… malafemmina”, 1956)
«Animale! “Signorina” è l’intestazione autonoma… della lettera, oh!»
(“Totò, Peppino e la… malafemmina”, 1956)
«Signorina, veniamo… veniamo… veniamo noi, con questa, mia addirvi.»
(“Totò, Peppino e la… malafemmina”, 1956)
«Scusate se sono poche, ma settecentomila lire, punto e virgola, noi ci fanno, specie che quest’anno, una parola, questanno… che c’è stato una grande moria delle vacche, come voi ben sapete! Punto! Due punti! …ma sì, fai a vede’ che abbondiamo: abbondandis in abbondandum!»
(“Totò, Peppino e la… malafemmina”, 1956)
«Perché il giovanotto è studente che studia, che si deve prendere una laura… che deve tenere la testa al solito posto, cioè, sul collo. Punto, punto e virgola. Punto e un punto e virgola.»
(“Totò, Peppino e la… malafemmina”, 1956)
«Ho sofferto moltissimo, avevo sempre mia moglie davanti agli occhi: altrimenti che sofferenza era?»
(“Totò, Peppino e i fuorilegge”, 1956)
«Erano persone che non sapevano fare niente, tranne che mangiare. Mangiavano da professionisti.»
(“Totò, Peppino e le fanatiche”, 1958)
«Lei è un cretino, s’informi.»
(“Totò, Eva e il pennello proibito”, 1959)
«Signore si nasce, e io lo nacqui, modestamente!»
(“Signori si nasce”, 1960)
«Ho notato, in data odierna, che siete una mappata di mozzarelle.»
(“Signori si nasce”, 1960)
«Cave canem, cave canem, in hoc signo vinces, est est est, mah!»
(“Signori si nasce”, 1960)
«Lo sapete perché noi baroni siamo bravi a giocare a biliardo? Perché abbiamo dimestichezza con le palle!!! …buona questa, peccato che l’ho sciupata così.»
(“Signori si nasce”, 1960)
«Signori si nasce, ma cretini come te si muore!»
(“Signori si nasce”, 1960)
«Ieri cosa ti ho detto? Domani ti pago… e domani ti pago!»
(“Signori si nasce”, 1960)
«È la somma che fa il totale.»
(“Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi”, 1960)
«Io cento ne faccio e una ne penso!»
(“Totòtruffa ’62”, 1961)
«Ma che fa? Non mi guardi così! Lei mi fa un senso con quegli occhioni, mi fa un senso. Lei con quegli occhi mi spoglia… spogliatoio!»
(“Totòtruffa ’62”, 1961)
«E lei mi sta scocciando! Lei è un paziente che non ha pazienza… che paziente è!? Abbia pazienza!»
(“Totò diabolicus”, 1962)
«Non sono brutto, ma mi arrangio.»
(“Totò contro Maciste”, 1962)
«Io sono Antonio La Puzza, vedovo Nardecchia, classe 1910 e rotti, classe di ferro!»
(“Totò e Peppino divisi a Berlino”, 1962)
«Il nostro paese è un paese di navigatori, di santi e di poeti… e di sottosegretari.»
(“Lo smemorato di Collegno”, 1962)
«Cavaliere, nessuno vuole farla fesso… non c’è bisogno.»
(“Totò contro i quattro”, 1963)
«Ogni limite ha una pazienza!»
(“Totò contro i quattro”, 1963)