Cilento magico, a Celso tra miti, leggende fate, lupi mannari e janare

Antonio Petrone 29/10/2014  http://lalibreriaculturale.altervista.org

Cilento, terra di miti e di leggende.
Come quelle che si sono tramandate da padre in figlio per secoli nel piccolo ed incantevole borgo di Celso. E’ un paesino magico alle pendici del monte stella nel territorio di Pollica, dove le storie di lupi, streghe, fate e chiocce dai pulcini d’oro rivivono nel “cunto de li cunti” (il racconto dei racconti) degli anziani. Storie che oggi vanno oltre i confini di Celso grazie a Rita Oranges nata in questa località bellissima che ha raccolto le testimonianze del tempo trasformandole in racconti adatti a bambini e adulti.
Tutto è iniziato dal ritrovamento di un disegno in quella, che molti studiosi locali ritengono e classificano come un area megalitica. Proprio da questo ritrovamento hanno avuto origine i vari racconti, che hanno poi dato vita ad una raccolta. C’era una volta, iniziano i due racconti, negli anni cinquanta un paese dove la gente lavorava i campi alacremente e la domenica mattina tutti andavano a messa. E poi c’erano quelle creature magiche. A nulla servivano le prediche e gli ammonimenti del monsignore contro le tradizioni pagane, per cancellare, durante le sere invernali davanti al fuoco del camino, i racconti su streghe e licantropi. << A Celso viveva un lupo >>, raccontano Caterina ed Ernestina, era nato nella notte di Natale e, quindi ogni volta che c’era luna piena, era costretto a subire delle mutazioni..
Un contadino una volta cercò di imitare il suo ululato, per poco non finì sbranato. Poi c’erano le streghe. Giungevano dal Beneventano e si fermavano a Celso per lunghi periodi. Ma qui tutti le ricordano e le chiamano “janare”. Erano in grado di volare grazie ad un unguento speciale. Si racconta però che i figli di una di loro avessero sostituito l’unguento con l’acqua per non fare uscire la madre di notte. Al mattino la trovarono morta, era caduta dalla finestra. La signora Rosa invece, racconta del tentativo di una strega di rapire un bambino mentre dormiva, ma il padre se ne accorse e riusci a salvarlo. Nessuno, invece, aveva mai osato avvicinarsi ai sabba stregati al Piano della Noce o alla fontana della Valle. Ma non c’erano solo le streghe, anche la chioccia dai pulcini d’oro o le fate. Queste ultime si racconta vivessero in via Velino. La chioccia invece si nascondeva vicino l’abitazione della Signora Caterina. Tutti l’avevano vista vicino alla sorgente di Punta Rosa, ma nessuno era mai riuscito a prenderla. Le fate, invece, tessevano tele meravigliose, “affatavano” gli abitanti. Si racconta anche, che una donna del paese “tesseva la tela e ogni mattina trovava il lavoro aumentato, perché la notte le fate l’aiutavano e lei, per ringraziarle, metteva un piatto di cibo davanti alla finestra e la mattina lo trovava vuoto”. Un eterna lotta tra il bene ed il male tramandata attraverso i secoli di padre in figlio, per non cancellare la memoria del mondo magico, fantastico e anche spensierato in cui si viveva un tempo. Oggi, nel 2014 chi torna a Celso non incontrerà certo streghe o fate, ma sicuramente qualche anziano pronto a far rivivere attraverso << il cunto de li cunti>> quel mondo magico.

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