di Giuseppe Viterale – kiddu ri mulinaru
A me piace scrivere e raccontare di gente positiva e onesta che hanno lasciato un bel ricordo a Rofrano. Ma come ogni comunità che si rispetti non tutto è positivo e negli anni Rofrano ha avuto qualche “Guappo” che ha lasciato solo tragedie dietro al suo cammino. A distanza di molti anni dobbiamo avere la forza di parlarne senza nascondere la spazzatura sotto il tappeto.
“Carminu ri lentu” (Carmine Lettieri) era nato a Rofrano nel 1910 e suo padre fu ammazzato a fucilate subito dopo in località chiano ( lu chianu “ sopra il ponte di legno vicino al vecchio mulino nel fiume di jettafora, appartenente alla famiglia “Commitu”). Si racconta che ebbe un diverbio con i suoi garzoni per un mancato pagamento , la sera della festa di San Giovanni, e questi giurarono che lo avrebbero fatto fuori, “n’ aggia viri lu suli se tu arrivi a ddimani matina “. La madre si risposò con uno “ ri chiddu ri lentu” da cui apprese il soprannome. Senz’altro la morte violenta del padre, che non conobbe mai, influenzo’ il suo comportamento d’adulto. Come tanti si creò un gregge di capre e viveva fuori il centro abitato in un pagliaio ( a lu chianu ri la rimula). Pur vivendo isolato e poco socievole con il resto della comunità , si era creato una nomea di attaccabrighe e comportamento violento con le donne. Riusciva ad adescare quelle donne che erano state meno fortunate e le rendeva succube della sua volontà. Questo suo comportamento lo portò per la prima volta in galera , agli inizi degli anni 50, subito dopo sposato , per aver tentato di ammazzare la moglie con un’accetta. Uscito di prigione , continuò la sua vita da sopraffattore con le sue donne ed a gennaio del 1955 ammazzò una sua amante buttandola dalla finestra. Datosi alla latitanza nelle montagne di Rofrano, i carabinieri per scovarlo seguirono una delle sue donne che le portava da mangiare e nuovi vestiti. Fu arrestato e fini la sua vita in galera.
Anche questa è Rofrano.
